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Perché Nursing Olistico. Tutta colpa di Florence Nightingale?

da | Nov 28, 2018 | Nursing Olistico

Ciao.

In questo articolo vorrei spiegarti da cosa nasce l’esigenza di parlare, in Italia, di Nursing Olistico.

Lo faccio partendo dalla mia esperienza di infermiera e spero che ci ritroveremo in questo. Mi è successo spesso attraverso il confronto con altri colleghi e operatori socio-sanitari.

La mia storia professionale nasce dal fatto che la mia più grande ambizione è quella di amare le persone, le loro storie, la loro umanità. Non tanto dal punto di vista teorico, ma emotivo, esperienziale. Inizialmente avrei voluto fare l’ostetrica, perchè l’idea di aiutare l’ingresso nella vita mi affascinava moltissimo. Durante il tirocinio in ospedale ho compreso che la vita l’avrei potuta sostenere affiancando le persone durante tutto l’arco della loro esistenza: dalla nascita fino alla morte. E anche oltre, attraverso il processo di lutto dei familiari.

Avevo scelto questo percorso per occuparmi delle persone. Ma già durante il primo anno di scuola e pratica ospedaliera mi sono trovata in un ambiente che si occupava di loro in modo poco umano e molto tecnicistico: i corpi erano visti dallo staff sanitario come macchine da aggiustare, e noi allievi come forza lavoro.

Perché?

A quell’età non capivo il perchè di questo nonnismo da reparto, il cinismo e la poca empatia di molti colleghi anziani, così sono scappata a finire la scuola superiore. Non capivo che la categoria inconsapevolmente prova a difendersi attraverso un meccanismo simile ad una vaccinazione, perchè “uno su mille sopravvive all’ospedale”.

Dal 89 al 91 a Milano avevo partecipato attivamente ad uno dei primi percorsi di crescita personale e meditazione organizzato dal movimento umanista.  Grazie a questo percorso di consapevolezza sono tornata a terminare gli studi di infermieristica e per innamorarmi, definitivamente, della mia professione.

Questo fino al momento in cui ho vissuto la mia crisi, il mio BURNOUT personale.

Lavoravo in Assistenza Domiciliare Integrata e il peso di dover supportare non solo il paziente terminale ma tutto il suo contesto affettivo familiare, in una situazione di oggettiva difficoltà – a causa delle solite inefficienze del sistema sanitario – mi aveva schiacciato. Inoltre il lavoro nell’ASL non mi gratificava dal punto di vista meritocratico, e mi mancava la possibilità di poter esprimere la mia creatività: in quel contesto mi sentivo bloccata. Allora mi sono rivolta al mio amore di sempre, la crescita interiore, e ho iniziato un percorso di formazione in Counseling Olistico, tecniche di meditazione, respiro circolare, Reiki e costellazioni familiari, per imparare nuovi strumenti adatti a rispondere alle domande di salute delle persone. Da lì mi sono diplomata e ho lavorato come Counselor Olistico, rinunciando al mio mondo di infermiere.

Ma vengo al punto.

Il problema che ho riscontrato nel percorso formativo in counseling è stato quello di non vedere riconosciuta la mia specificità e soprattutto la mia esperienza di operatore sanitario. Mi sono resa conto che quello che facciamo noi non è condivisibile fuori da un ospedale, da un servizio di prevenzione, o di cura, di riabilitazione. Le nostre esigenze umane come professionisti del settore, non sono comuni al di fuori dal nostro ambiente. L’incontro quotidiano con la morte, la malattia, la disabilità; il rancore che suscita la sofferenza e il doversene fare carico; l’ansia e la diffidenza a volte dei parenti che si sentono esclusi dalle cure…

Come trasferire tutto questo a professionisti counselor, psicologi, operatori olistici che si occupano sì di relazioni, ma che non le vivono in questa modalità, con quel contesto?

Come raccontare la stanchezza delle notti in ospedale e la frustrazione di veder morire ogni giorno i pazienti, a chi parla di amore, energia e accettazione? Non è la stessa cosa…

Come valorizzare la nostra grande esperienza relazionale in una specializzazione e in una formazione che tengano conto di tutto questo?

Il sito di AHNA – The American Holistic Nurses Association, associazione americana internazionale di infermieri olistici, parla chiaro in questo senso:

“Ogni infermiere è un infermiere olistico”.

 

Ogni infermiere, ogni operatore sanitario è già olistico per la sua formazione, per la sua esperienza. Noi non tagliamo a pezzi gli apparati quando ci occupiamo dei nostri assistiti. Lo facciamo ponendo attenzione alla persona nella sua integrità.

L’infermieristica fondata nel 1800 da Florence Nightingale è una scienza olistica. E’ una scienza che, se ci venisse concesso di applicarla correttamente e secondo la nostra autonomia professionale, risponde già ai bisogni di salute di ogni persona, età, etnia, ceto sociale e non solo. La Nightingale però, metteva già allora in luce la necessità per ogni infermiere di prendersi cura di sè. Perché il nostro lavoro è un lavoro ad alto rischio e non dobbiamo dimenticarci di noi stessi.

 

Cosa manca, quindi, a questo punto a noi operatori?

 

Ci manca la consapevolezza del nostro grande valore professionale, della nostra specificità, del nostro valore umano. Perché ogni infermiere, ogni operatore socio-sanitario, quando ha scelto questa professione non lo ha fatto per un caso. Lo ha fatto perchè voleva essere utile agli altri, e ha diritto di essere visto e riconosciuto socialmente anche solo per questa sua volontà, generosità, amorevolezza per il prossimo, ma non per questo deve annientarsi e farsi calpestare, e mettersi sempre in fondo alla lista.

Per iniziare a prenderne coscienza, individualmente servono:

Quello che voglio dire, quindi, è che abbiamo bisogno di strumenti per non perdere la nostra umanità, anche di fronte ad un mestiere difficile e impegnativo. Non possiamo nasconderci dietro le tecniche e le apparecchiature medicali, giustificando la nostra ostilità verso il mondo con la nostra stanchezza cronica e con gli stipendi oltraggiosi che riceviamo, con la cronica carenza di personale dei nostri posti di lavoro.

 

Anzi, se vogliamo farci rispettare ancora di più come professionisti, se vogliamo che il nostro valore venga riconosciuto seriamente, dobbiamo prima di tutto iniziare a rivalutare noi stessi come esseri umani, e rischiando di metterci in gioco con anima, mente e cuore.

 

Il Nursing olistico deve iniziare da qui. Iniziamo da noi.

 

Il primo passo? Iscriversi ad AHNA-The American Holistic Nurses Association e partecipare alle iniziative della Sezione Italiana

 

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