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Cure complementari: il Tocco terapeutico

Set 12, 2020Cure complementari

‘’ Toccare è comunicare a tutti gli effetti, è accogliere l’altro riconoscendolo nella sua individualità e nel suo esistere‘’

Ashley Montagu, 1989

E’ istintivo, quando si presenta un dolore fisico, massaggiare la parte che fa male. Così facendo il nostro tocco riattiva la circolazione, il drenaggio dei liquidi, scioglie i blocchi e le tensioni muscolari, e stimola la produzione di endorfine. Esse sono sostanze che agiscono sui recettori degli oppiacei, e vengono secrete naturalmente dal nostro corpo, aumentando la soglia del dolore.

 

Esistono tantissime pratiche, tradizionali e non, che si rifanno a questa naturale attitudine del nostro organismo. Con questo articolo cerchiamo di riunire le informazioni principali che ispirano la tecnica attualmente utilizzata nel ambito infermieristico olistico, chiamata genericamente Tocco Terapeutico Antistress.

 

Un po’ di storia

L’arte del tocco ha origini antichissime. Già civiltà come quella cinese o indù utilizzavano metodiche e forme di massaggio curativo.

Alcuni testi del Kong Fu del 2000 a.c. ne riportano esempi, destinati soprattutto a curare disturbi dell’apparato muscolare. Anche nella medicina Ayurvedica, esistono testimonianze risalenti al 1800 a.c. descriventi il massaggio come rituale per liberare lo spirito, prima e dopo l’immersione nelle acque sacre del Gange. Dall’India queste pratiche giunsero in Egitto, in Grecia. Ippocrate, padre della medicina moderna, ci parla ampiamente delle virtù del massaggio e delle sue modalità di esecuzione. Anche i romani lo adottarono come strumento terapeutico mentre nel Medioevo il massaggio non fu più usato, ma ignorato. Nel 1600 con il filosofo francese Descartes, inizia la tendenza alla distinzione tra corpo e psiche, visione che rimarrà per molto tempo nella nostra letteratura scientifica, che per molti anni ha considerato il corpo come una macchina perfetta. Con lo sviluppo industriale e il ritorno in voga dello sport, il massaggio torna ad essere considerato una pratica importante e per questo nuovamente adoperato. Nel 1800 Ling ideò quella che oggi viene chiamata chinesiterapia stabilendone gli effetti, le indicazioni e le controindicazioni e nel 1932 i coniugi Vodder, fisioterapisti, cominciarono a praticare il drenaggio linfatico manuale. Oggi esiste un grande risveglio di interesse e rivalutazione del massaggio in tutte le sue forme, nelle diverse applicazioni e varietà.

 

Cenni di fisiologia

Il contatto delle mani con il corpo ci riporta ad uno dei sensi più importanti e sviluppati, il tatto, il primo a comparire e l’ultimo ad andarsene. Esso ci permette di rivalutare anche un organo, la pelle, che è protagonista assoluta nel neonato. La nostra pelle si estende del nostro corpo con circa 18.000 cm quadrati nel maschio adulto e 2500 cm quadrati nel neonato, con i suoi numerosi ricettori sensoriali (fino a circa 5000 recettori ogni cm quadrato di pelle) maggiormente concentrati nelle mani e nelle dita.

Il tatto quando non stimolato, perde di sensibilità. Se nella vita di tutti i giorni sentiamo il bisogno di auto-contatto, ci accarezziamo i capelli, ci sosteniamo il corpo, ci strofiniamo le mani, ci pettiniamo, incrociamo le gambe. Questo nostro fare inconsapevole in realtà ricrea gesti di auto-contatto e auto-conforto che ci aiutano nella presa di coscienza del nostro essere corpo. E il toccarsi rinforza costantemente questa coscienza.

La pelle struttura la nostra identità, delimita, separa, differenzia e permette la relazione con il mondo. Un bimbo non accarezzato sin dalla più tenera età, manifesterà mancanze e lacune nella identificazione, come quello di essere unici al mondo e della coscienza di sè stessi.

Nel bambino infatti le carezze della mamma, stimolano uno sviluppo armonioso trasmettendo calore, protezione, presenza, vibrazione, che evita ritardi di crescita e turbe dello stato psicofisico.

La pelle è un mezzo di comunicazione ancestrale, lo si nota soprattutto negli animali quando si mordono, si fiutano, si leccano, per scambiarsi messaggi e informazioni. Ed è proprio leccandosi che si assicurano la sopravvivenza reciproca, il riconoscimento.

 

Tocco e comunicazione

“Toccare è comunicare a tutti gli effetti, accogliendo l’altro riconoscendolo nella sua individualità”.

Ogni persona ha una sua storia, un suo vissuto, e attraverso il tocco viene stimolata la capacità che ogni essere possiede di ritrovare il ” proprio centro ”, cioè quel punto di equilibrio dove tutto può accadere e dove c’è la massima espressione creativa. Attraverso il tocco viene perciò attivata la nostra componente embrionaria, che crea e rigenera il corpo, trasformando. Il nostro corpo vive infatti in un ”eterno presente”, ma in realtà in esso risiedono tutti i componenti del nostro sviluppo che appartengono a momenti diversi. Il concetto di componente embrionaria è importante, in quanto il principio creativo non è terminato al momento della fecondazione, ma è sempre presente perché noi ci ricreiamo continuamente, in uno sviluppo cellulare continuo. Grazie a questa caratteristica fisiologica, attraverso il tocco antistress, possiamo far tornare alla luce energie nuove e primordiali, che credevamo perdute. Ritrovando ” lo spazio interiore”, lasciando la mente a riposo dai pensieri, timori e affanni, possiamo giungere al vuoto interiore, il nulla, che porta alla consapevolezza del Sè.

 

La tecnica del tocco antistress

Con il tocco antistress dunque si possono liberare il corpo e il movimento, rimettendo in collegamento ciò che è somaticamente alto, e ciò che è basso. Grazie ad un leggero massaggio simultaneo circolare della fronte e dell’ombelico (cioè il centro della coscienza mentale con quello dell’energia primordiale) riattiviamo le energie più profonde.

L’ombelico è il punto d’inizio e l’arrivo del nostro tocco massaggio antistress.

Per gli orientali l’ombelico è la parte più importante del nostro corpo, il centro di tutte le forze ed energia vitale. Gli antichi osservavano una connessione tra ombelico e cervello che si manifesterebbe attraverso un’attività più grossolana da parte dell’intestino e un lavoro più sottile da parte del cervello. Il cranio con la sua rotondità imita la forma dell’universo e rappresenta la perfezione, accoglie la mente dell’universo e il tocco leggero delle tempie e delle mastoidi stimola i punti della psiche, dove vivono i ricordi.

Il tocco agli occhi è riservato alla sede dell’energia bipolare, alla riunificazione degli opposti. Tutto ciò che noi vediamo diventa noi stessi, viene portato dentro, fissato e rimane lì quasi a fecondare, azionando quello che si chiama ” occhio contemplativo” che per gli antichi Sufi era una posizione di abbandono totale con la contemplazione dell’evento che di per se cura e guarisce.

Il tocco alla colonna, sede dove l’energia scorre e da dove partono i nervi, dona consapevolezza al corpo, che è il ” tempio della coscienza”.

Grazie al cervello, il corpo si rigenera ogni attimo. Grazie ai pensieri che formuliamo, alle emozioni, ai sentimenti, alla comunicazione verso noi stessi e gli altri, creiamo condizioni favorevoli o sfavorevoli al nostro benessere. In questi ultimi casi può manifestarsi un sintomo, che rappresenta un campanello d’allarme per il nostro sistema corpo-mente.

Con il tocco dei diversi punti, possiamo far sì che il cervello secerna sostanze in grado di dare tranquillità e benessere, e nel contempo disintegri quello che non ci appartiene, soprattutto modelli di pensiero.

La persona in posizione fetale sentirà il tocco circolare e simultaneo dell’occipite e del sacro, come ad unificare il “mondo” alto con il “mondo” basso.

Il tocco che riguarda la triade cervello-tiroide-ombelico permette di entrare in una dimensione sottile, attraverso cuore e respiro.

La fossa sternale-giugulare, delimita il passaggio tra il collo, cranio e la tiroide, che ne è la custode.

Tutti gli altri tocchi effettuati sul corpo hanno il compito di direzionare l’energia attraverso centri di passaggio. Tutto ciò che è cerebrale in questi punti, si fa azione, ed è proprio lì che si condensa il dolore del vivere, soprattutto per le azioni incompiute.

Il tocco si conclude sempre invitando la persona in trattamento ad assumere la posizione fetale e incoraggiandola ad immaginare colori, profumi e sensazioni di pace e serenità.

 

Il tocco per chi lo pratica

Se pratichi il tocco dovrai essere in una condizione adatta, per poter trasmettere effetti rigeneranti alle persone di cui ti occuperai.

E’ infatti importante trovarsi in uno stato di mente vuota e di attenzione libera e fluttuante, nel ” qui e ora ”, orientati al presente per poter sentire le sensazioni che ti arrivano dalle mani, dal profumo e percependo le reazioni immediate del soggetto, soprattutto il respiro e la sua capacità di lasciarsi andare e guidare.

Il tuo stato interiore dovrebbe quindi essere il più possibile rilassato e armonioso, in quanto uno stato di nervosismo o di non equilibrio porterebbe inevitabilmente ad una comunicazione negativa.

La ricerca del silenzio da entrambe le parti è importante, in quanto è proprio in esso che prende atto la consapevolezza e l’attenzione del corpo e del respiro.

 

Setting

Anche il setting ha la sua importanza. Un ambiente in cui le luci sono soffuse, aiuta e permette la rigenerazione. Nel buio, infatti, avviene lo sviluppo dell’embrione e il suo seme germoglia. Il tocco è una cura olistica e naturale che permette alla persona di attivare il sistema di guarigione che già possiede. E’ un prendersi cura, con gesti amorevoli delicati e gentili della persona, nella sua interezza di corpo mente e spirito.

Le cure complementari hanno l’obiettivo insieme alla medicina ufficiale di riunificare ciò che a causa di una malattia, viene spezzato: cioè il rapporto con il corpo, l’immagine di sé. Coinvolgendola, la persona si avvia verso una consapevolezza unica che la caratterizza e le permette la massima espressione. Il tocco-massaggio, come cura olistica, è parte integrante della relazione di cura. Laddove la persona entra in contatto non solo con la sua malattia ma anche con le sue ‘’ parti sane’’, entra in contatto con le sue problematiche ma anche con la sua energia vitale.

Il tocco può essere offerto a tutte le persone costrette a letto, alle persone anziane, depresse, a chi ha una patologia oncologica in corso, oppure come supporto in fase di guarigione. Rappresenta un mezzo per ridurre la sofferenza morale, il sentimento della solitudine, le difficoltà di comunicazione.

  • In neonatologia e pediatria, concorre a sviluppare nel bambino la sicurezza di base
  • in geriatria, soddisfa il bisogno dell’anziano di essere ancora toccato
  • in psichiatria può essere una porta d’ingresso per comunicare con il paziente
  • nelle urgenze permette di calmare, rassicurare e dare fiducia
  • in rianimazione mantiene il rapporto che il paziente può avere con la vita
  • nell’accompagnamento alla morte consente di comunicare attraverso il tatto. Il senso, come abbiamo già accennato, che è l’ultimo a scomparire.

Favorendo la tecnica del tocco negli ambienti sanitari, si inserirebbe nel sistema biomedico una sorta di gentilezza e tenerezza che può aiutare la persona. Pensiamo ad esempio ad alcuni interventi diagnostici e terapeutici, in cui possiamo bilanciare la loro eventuale durezza.

 

Studi e ricerche

Evidenze scientifiche hanno dimostrato negli ultimi 25 anni, come il tocco massaggio abbia effetti, fisici, fisiologici, e psicologici, provocando vasodilatazione, aumento della temperatura corporea, diminuzione del battito cardiaco e rilassamento corpo- mente. I meccanismi d’azione ipotizzati sono: la riduzione dell’acido lattico nei muscoli, l’aumento della circolazione sanguigna e linfatica, il miglioramento delle difese immunitarie e neuroendocrine, la riattivazione della respirazione consapevole e la riattivazione di tutti i processi digestivi. Il tocco antistress se eseguito con sensibilità e cautela può risvegliare la capacità di autoguarigione di ogni persona attraverso la rivitalizzazione di cellule, tessuti e organi del nostro organismo.

Nei pazienti oncologici in letteratura è stato riportato come il tocco sia considerato sicuro, senza effetti negativi, e quindi usato come intervento terapeutico. Un ampio studio effettuato nel centro oncologico di New York, il Memorial Sloan Kettering Cancer Center su 1290 pazienti trattati in un periodo di tre anni , dei quali il 73% ospedalizzati e il 27% non ospedalizzati. Il trattamento di tocco antistress è stato eseguito 3 volte a settimana con l’utilizzo di schede valutative riguardanti il dolore, la fatica, lo stress/ansia, la nausea, la depressione, e altro. Dalla valutazione è emerso che i valori dei sintomi si sono ridotti di quasi il 50% e i pazienti ospedalizzati hanno avuto un miglior beneficio di quasi il 10% in più rispetto a quelli non ospedalizzati. I benefici sono continuati in tutte le 48 ore successive il trattamento e precisamente si è notata riduzione della tensione, stress, ansia per il 43%, depressione, fatica 24%, nausea 21%, nervosismo, dolore 48%. Dunque è emerso che il tocco ha avuto buoni risultati dimostrandosi un trattamento non invasivo, poco costoso, piacevole e apprezzato.

In Italia solo da pochi anni si osservano realtà in cui le cure complementari lentamente cominciano a farsi intravedere, soprattutto negli ambienti sanitari, introducendo nell’attività infermieristica, tecniche e trattamenti olistici.

 

Stare bene per fare bene: un presupposto per la salute di pazienti e professionisti sanitari

Il fondamento è che l’infermiere, prima di attuare una relazione di cura basata sulla sicurezza, calore, conforto e comunicazione, deve conoscere meglio sé stesso.

Ciò è essenziale per poter entrare in relazione con un corpo malato in modo più consapevole, per raggiungere la persona nella sua interezza e soggettività. Quando l’infermiere si trova di fronte ad un malato che prova sofferenza fisica e psicologica, attraverso il contatto e lo sguardo, può comunicare profondamente, alleviando almeno i sintomi prevedibili con un semplice tocco della mano per rassicurare o il massaggio del piede, per distendere la persona che ne sente la necessità.

L’operatore sanitario quando è in grado di entrare nel proprio mondo interiore, sarà capace di centrarsi nel ” qui e ora” dando quel tempo giusto e sentito alla globalità della persona senza giudizio e riequilibrando il momento di cura. In questa condizione l’infermiere capisce la differenza tra consapevolezza e indifferenza e si accorge che per stare bene bisogna attuare anche piccoli cambiamenti che portano a vedere le cose da più punti di vista.

L’infermiere può avere la possibilità e gli strumenti per far vivere il momento del disagio di una malattia, in maniera diversa, fare sentire accolta, ascoltata e considerata la persona con la sua storia, e proprio per questo sempre speciale.

Il tocco antistress è un trattamento che riporta alla consapevolezza del legame esistente tra corpo mente e spirito, che armoniosamente si intrecciano dandosi spazio l’un l’altro. Esso fa in modo che ci si possa riappacificare con la dimensione corporea, fa in modo che la durezza corporea lasci lo spazio alla distensione dei nodi e contratture liberando la mente da pensieri e scorie. Con il tocco antistress, sia l’operatore che la persona, arrivano a comprendere che la conoscenza arriva dall’interno, più che dall’esterno, fermandosi in un ascolto consapevole e attuando una trasformazione, del male in bene, del dolore in gioia, della malattia in salute.

 

BIBLIOGRAFIA

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Hilton, L.2018

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Maria Laura Noto  è infermiera presso la Casa della Salute di Villafranca (AT), esperta in naturopatia e docente di infermieristica olistica.

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