La relazione va in crisi e un mondo intero appare. (E la “colpa” non è tua).
E’ inutile che te la racconti: – il lavoro va bene, socialmente sono apprezzato, i miei amici mi adorano…-.
Ma quando la tua relazione intima non funziona, quello che sperimenti è un senso di fallimento così profondo e totale, che nulla ti può compensare di questa perdita.
Nella visione di EMPATIA, le relazioni di coppia “scoppiano” per motivi che non dipendono da te. Sono indirettamente collegati con l’importanza sociale della famiglia.
La famiglia è il primo nucleo di aggregazione su cui si basa la nostra società, e per questo diventa fonte di grande investimento (e di conseguenza di riconoscimento) a livello collettivo. Cioè il bisogno di sentirsi “OKAY” nella nostra società comporta una serie di doveri. Tra questi il ruolo della relazione (primo passo verso la famiglia vera e propria) è primario, soprattutto in un Paese come il nostro dove le strutture sociali sono carenti. Quindi se la famiglia non riesci a costruirtela o non ce l’hai più, senti nel giudizio sociale che ti manca qualcosa di importante, che non sei completamente affidabile, e rischi di essere escluso.
La coppia dunque diventa fonte di forti aspettative (vedi i famosi spot pubblicitari del Mulino Bianco Barilla!) e conseguente ansia da prestazione. E se non ci riesci, è “colpa” tua, perchè “ci riescono tutti”…
Ma non è così.
Innanzi tutto non consideri il lato emotivo del tuo coinvolgimento, che scombina tutti i tuoi piani.
Poi non consideri l’aspetto individuale, e cioè che mentre tu stai “guardando un film”, il tuo partner, probabilmente, ne sta guardando uno differente.
Inoltre non hai un’idea di come funziona la comunicazione. Le parole sono pesanti come pietre, e usarle per cercare di comunicare ad una persona che ha un vissuto diverso dal tuo – per quanto sia il tuo partner – in situazioni di crisi è come parlare in arabo.
E allora perchè la colpa non è mia?
La colpa non è tua, perchè nessuno ti ha mai insegnato come comunicare in modo da non ferire l’altra persona e senza doverti proteggere.
Anzi, quello che hai imparato da solo, guardandoti intorno, imitando gli adulti che erano intorno a te, funziona più o meno così: ti relazioni con gli altri sentendoti come se fossi nascosto all’interno di te stesso, piccolo piccolo, sia di età e forse anche di dimensioni. Infatti il sistema educativo ha creato in te una dualità tra giusto/sbagliato, buono/cattivo che ti ha portato a reprimere alcune parti di te stesso, che non riesci ad accettare. Certo è necessario non manifestare atteggiamenti violenti e antisociali, ma nella consapevolezza che siano del tutto naturali, si trova anche la modalità di contenerli senza reprimerli o condannarli, perchè tutti siamo fatti di luci e ombre. Anche tu. E anche il tuo partner.
Poi la vita scorre, iniziano a succedere situazioni dove bisogna affrontare problemi grossi e piccoli. Bisogna comunicare a proposito di cose che tu e l’altro interpretate in modo differente.
Quello che fai allora, perchè non sai che si può anche fare diversamente, è di tornare nella tua corazza.
Prima solo in certe occasioni, e poi sempre più a lungo. Così il tuo “bambino dentro” si sente di nuovo ferito, abbandonato, tradito. Il tuo partner non è più il compagno dell’inizio, a cui mostravi la tua vulnerabilità, ma un giudice che valuta le tue azioni e che da te pretende tutta una serie di cose. Il bambino torna dentro. E la coppia scoppia.
A quel punto hai due alternative: cambiare partner o guardarti dentro.
Cambiare partner è facile, e ti puoi sempre illudere che il prossimo sarà diverso.
Ma se hai già provato a cambiare e se hai notato che i punti dolenti sono sempre gli stessi, forse cambierai, sapendo però che se non comprendi qualcosa in più di te, non avrai molte probabilità di riuscire a costruire qualcosa di più solido.
Per guardarti dentro hai bisogno di strumenti.
Le tecniche di meditazione sono gli strumenti più potenti che ti permettono in relativamente poco tempo di osservare la tua situazione da una distanza sufficiente ad avere una visione complessiva. L’efficacia delle tecniche sta nel fatto che sono “esperienziali”: quello che vivi durante l’esperienza non è qualcosa di teorico. E’ un esplorazione consapevole di alcuni aspetti della tua personalità che si manifestano così da impedirti di esprimerti per come sei.
Come ti vedi? Come pensi ti vedano gli altri? Cosa senti in questo momento nel tuo corpo? Come scorre il tuo respiro? E quando pensi a lei/lui, cosa cambia? Ci sono delle parti di te che si attivano, o forse si anestetizzano? …
Comunichi in modo assertivo quando:
- riesci a costruire rapporti positivi con l’altro
- sei competitivo in modo costruttivo
- sei empatico
- hai una buona autostima
- sai mettere limiti in modo sano, senza sentirti in colpa
Per riuscirci devi essere disposto ad abbassare la guardia. E per abbassare la guardia devi ritrovare la tua forza, la tua centratura. La certezza – che solo tu puoi dare a quel bambino – di essere “OKAY” così com’è, con tutte le sue perfette imperfezioni.
Per questo ti serve meditare.
Perché se senti te stesso, senti l’altro.
Perché se senti i tuoi bisogni, puoi chiedere senza dover manipolare.
Perché se accogli i tuoi bisogni, non devi per forza ottenere un SI’.
Perché se senti i tuoi limiti, puoi dire NO senza respingere l’altro, ma per te stesso.
Solo allora la relazione di coppia diventa come una palestra in cui si condivide un percorso di crescita comune. Un luogo protetto in cui provare, ricevere feedback, dare e ottenere supporto.
Questa è la nostra visione di come FUNZIONA una relazione.
In questa visione, succede che ogni spunto della vita diventa un mondo da esplorare insieme. Una possibilità di apprendimento e di espansione, in cui ognuno fa riferimento a sé stesso senza annullarsi, ma anzi nutrendosi dell’intimità per aprirsi alla fiducia di quello che accade, qui e ora.